UNO SCIOPERO VERO

Dalla fine di novembre i lavoratori delle ferrovie francesi e della metropolitana parigina sono in sciopero.

Uno sciopero in difesa dei diritti pensionistici che si sta trasformando in un aperto scontro di classe con la borghesia francese. Il governo Juppè, che sperava in un fallimento degli scioperanti, ha rispolverato tutti i trucchi dei padroni: "i ferrovieri difendono dei privilegi", "non hanno il senso della solidarietà sociale", "non difendono l'economia francese".

Ma le chiacchiere non hanno impedito l'estendersi dello sciopero.

Mentre il governo mobilitava le forze di polizia, i minatori della Mosella hanno iniziato lo sciopero chiedendo aumenti di salario e la difesa dei diritti pensionistici acquisiti. La direzione della Charbonnage de France è stata data alle fiamme e gli squadroni della polizia hanno dovuto fare i conti con gli operai. E mentre alla Renault iniziano gli scioperi a singhiozzo per aumenti salariali; nelle periferie, giovani disoccupati impegnano in duri scontri i gendarmi.

Quanto tutto ciò sia lontano dagli scioperi processione, ai quali sindacati e partiti ci hanno costretto in Italia per svenderci al prezzo più basso, è evidente.

Le decine di sindacati francesi, dalla Cgt a Force Ouvriere, dalla Cfdt a quelli di categoria, sono costretti a cavalcare lo sciopero appoggiando la protesta. Attendono il momento in cui potranno sedersi con governo e padroni per siglare i soliti accordi. Ma non sarà facile liquidare un movimento del genere.

I ferrovieri francesi hanno dato una chiara dimostrazione di come deve essere intesa la solidarietà tra sfruttati. Non si sono lasciati schiacciare da nessun senso di colpa sul fatto che difendevano "presunti privilegi". Questo lo hanno capito bene i minatori che, colta l'occasione, sono scesi in lotta.

Gli scioperi degli operai e dei lavoratori francesi rovesciano completamente un modo di affrontare la crisi economica affermato dai sindacati e dai "rappresentanti ufficiali" dei lavoratori in tutto il mondo: accettare sacrifici, piegare la schiena per garantire ai padroni e ai loro stati la ripresa dei profitti, i risanamenti dei bilanci.

Gli scioperi degli operai e dei lavoratori francesi per la loro decisione e vastità creano difficoltà alla stessa borghesia di sinistra che vorrà utilizzarli per le sue battaglie elettorali. In Italia abbiamo una ricca esperienza: l'assalto alle pensioni non è riuscito a Berlusconi, è riuscito a Dini con il consenso dei sindacati e l'appoggio del centro-sinistra.

Gli interessi materiali degli sfruttati possono essere affermati solo dallo scontro aperto contro i padroni.

Lo sciopero in Francia riafferma la necessità per gli operai di tutto il mondo di organizzarsi .

 

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Ripr. in prop. 13/12/1995


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