Gli operai all’assalto del Palazzo d’Inverno

Ottanta anni fa, il 7 novembre del 1917, gli operai prendevano il Palazzo d’Inverno.

Il potere dei ricchi, dell’aristocrazia, degli industriali e dei banchieri era finito.

Il potere sociale passava di mano.

 

Ora erano gli operai delle officine Putilov e di tante altre fabbriche a comandare. Assieme ai contadini poveri.

Iniziarono un’opera di riorganizzazione sociale tentando di introdurre un modo di produzione non più fondato sullo sfruttamento.

Operai come noi iniziarono la gestione diretta della produzione, della distribuzione dei prodotti.

Gli strati più poveri della popolazione ne trassero subito dei miglioramenti sostanziali, inimmaginabili in quegli anni in tutti i paesi capitalistici. Distribuzione gratuita dei generi di consumo per chi li produceva, giornata lavorativa di 8 ore con due giorni di riposo la settimana e 6 ore di lavoro la vigilia di festa, assicurazioni sociali per tutti i lavoratori.

Per i ricchi fu il terrore, la bella vita era finita, i privilegi aboliti.

La parte più decisa di quegli operai si definiva comunista ed era organizzata in partito.

I padroni di tutto il mondo subirono uno shock spaventoso dal quale non si sono ancora ripresi.

Gli operai si erano sollevati ed avevano rovesciato il loro potere.

 

Attaccato dal’’esterno e minato dall’interno l’esperimento è fallito, era un primo tentativo in mezzo a mille difficoltà.

Del potere degli operai e dei contadini poveri in Russia non ne era rimasto che una vuota sembianza che si definiva repubblica socialista e copriva lo sfruttamento dei padroni di Stato.

I padroni di oggi hanno dovuto sbarazzarsi anche di questa copertura.

Ma anche se per poco tempo, gli operai hanno potuto mandare ai lavori forzati i padroni, liberarsi del dispotismo di fabbrica, tagliare privilegi di borghesi grandi e piccoli. Anche solo per questo la rivoluzione operaia nella Russia del ‘17 rimane il più importante esempio della possibilità degli operai di liberarsi.

I suoi limiti sono problemi nostri, solo un nuovo tentativo degli operai potrà riscattare la rivoluzione russa dalle menzogne e dal dimenticatoio in cui i padroni la spingono ogni volta.

Non parliamo poi di quelli che l’hanno imbalsamata e cercano di spacciare la salita a Palazzo Chigi per la versione moderna dell’assalto al Palazzo d’Inverno.

 

Ogni operaio che oggi tira la cinghia, che vede il capitale farsi sempre più ricco e potente sulle sue spalle non dimentichi il 7 novembre di ottanta anni fa. La piramide fu rovesciata sottosopra.

Fu solo il primo tentativo, la prossima volta faremo meglio, molto meglio.


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