Un ondata di licenziamenti

La Kia, 54.127 dipendenti, e poi la Halla, 21.996 dipendenti, chiudono. La Hyundai licenzia 5.000 operai, la Hanwa annuncia riduzioni drastiche degli operai, gli altri grandi gruppi indicano una riduzione necessaria del 30%.

Ogni giorno falliscono 25 piccole e medie imprese e una grande quotata in borsa. Tra i 30 colossi industriali che costituiscono il 60% della produzione coreana 7 sono falliti dall’inizio dell’anno.

Erano fiori all’occhiello del moderno capitalismo del dopoguerra.

Centinaia di migliaia di operai da un giorno all’altro cadono in miseria e finiscono a chiedere l’elemosina.

Scoppiata a luglio come crisi finanziaria delle Tigri minori, Thailandia, Indonesia, Malaysia, si è subito estesa a tutti i paesi asiatici, Giappone compreso, la crisi ha mostrato ben presto il suo vero volto: una crisi di sovrapproduzione.

1. Giornalisti ed operatori economici occidentali oggi accusano le economie orientali di "crescita insostenibile". Sono gli stessi che prima portavano a modello quei paesi.

2. Nonostante la forte crescita, l’alta produzione, e proprio per questo, la crisi è scoppiata così potente.
Adesso vorrebbero blindare quelle economie e impedire che la crisi coinvolga i loro paesi. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) in cambio del soccorso in miliardi di dollari "ordina", per conto dei concorrenti USA e Europa, misure drastiche di liquidazione di mezzi di produzione.

3. Mentre i padroni fanno pressione sui propri operai per produrre di più a ritmi infernali, coprire le 24 ore al giorno, i 7 giorni la settimana, accusano quelli dei paesi concorrenti di eccesso di produzione.
La Corea insegna qual è il risultato quando le merci prodotte in gran numero, inondando i mercati e non trovando compratori al prezzo necessario a garantire i profitti, inceppano inevitabilmente il ritorno del denaro mandando all’aria il sistema del credito: crack di Borse, fallimenti a catena, licenziamenti.

4. La crisi in Asia avrà ripercussioni sul resto del mondo. La ricetta del FMI, è la solita soluzione dei borghesi alla crisi: distruggere forzatamente una gran quantità di forze produttive, conquistare nuovi mercati, sfruttare più intensamente i mercati già esistenti.
Non ci sarà una pacifica soluzione alla crisi ma solo maggior sfruttamento degli operai, non solo asiatici, e l’inasprimento delle guerre per i mercati.

Gli operai sono avvisati, l’organizzazione della produzione fondata sul profitto si scontra contro se stessa e spinge nella miseria gli operai di tutto il mondo.

Il rovesciamento dei padroni, gli operai al potere, la riorganizzazione della produzione su nuove basi è la soluzione. La stessa crisi mondiale spinge gli operai su questa strada.

I tempi maturano malgrado e contro tutte le illusioni del duraturo sviluppo del capitalismo mondiale.


Torna alla pagina precedente
Torna alla Home Page di AsLO


Una rete di operai che la pensa allo stesso modo si può annodare.
Collegarsi, scrivere, inviare messaggi.
Operai Contro - AsLO Via Falck 44 - 20099 Sesto S. Giovanni (MI)

Internet: http://www.asloperaicontro.org
E-mail: operai.contro@tin.it