35 ore a comsumo flessibile

Per il 2001, secondo il governo, si avrà la legge sulla riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali per le aziende con oltre 15 dipendenti. Non è certo che questo succeda. Nè è stato stabilito che questo avvenga a parità di salario. Quanto sarà il salario verrà deciso dai padroni e dal sindacato in sede di contrattazione.

I padroni solo apparentemente si oppongono a questa legge, hanno capito che possono guadagnarci. Umberto Agnelli lo dice chiaramente: "I cancelli delle fabbriche non sono totalmente chiusi alle 35 ore... La flessibilità può portare a che in alcuni settori si arrivi alle 35 ore usando il lavoro in un determinato modo. Questo deve essere dibattuto tra le parti sociali (padroni e sindacalisti) con l’obiettivo di aumentare la produttività".

Quindi riduzione dell’orario ma solo in cambio di flessibilità e aumento della produttività. Confondere notte e giorno, feriale e festivo, mattina e sera toglie completamente all’operaio il controllo del suo tempo. In questo modo la vita degli operai sarà ancora di più assoggettata ai ritmi della fabbrica. Se si avrà la legge, l’orario verrà abbassato a 35 ore solo nelle fabbriche che attueranno il ciclo continuo (tre turni e lavoro anche di sabato e domenica) e sarà accompagnato da un’ulteriore intensificazione del lavoro. In 35 ore, lavorando di più, è possibile produrre più pezzi che in 40 ore.

Intanto, in cambio della promessa di questa "bella" legge, Bertinotti ha fatto approvare la finanziaria che ancora una volta riduce indirettamente i salari, costringendo gli operai sull’unica strada che possono percorrere: stringere la cinghia o massacrarsi con gli straordinari. Bella cosa per uno che vuole ridurre l’orario di lavoro! Tutti quelli che da anni propagandavano le 35 ore come l’obbiettivo strategico degli operai sono accontentati. I padroni le concederanno peggiorando nello stesso tempo le condizioni degli operai. La legge sulla riduzione d’orario verrà usata per scardinare la resistenza operaia sulla flessibilità e sui regimi d’orario nuovi. Quale altro obiettivo trainante si inventeranno prossimamente?

Non si può confondere la riduzione d’orario ottenuta con le lotte operaie contro il capitale col miserabile accordo "strappato" da Bertinotti a Prodi. Le prime hanno ridotto la permanenza operaia in fabbrica senza concedere in cambio nessun aumento dell’intensità e della flessibilità del lavoro. Tutt’altro per l’accordo sostenuto da Bertinotti: l’orario verrà ridotto solo se gli operai saranno disposti ad aumentare l’intensità del loro sfruttamento e solo se questo scambio sarà considerato conveniente ai padroni.

Sono 150 anni che gli operai lottano per ridurre l’orario di lavoro. Spesso la loro lotta è stata vincente. Ma non si sono mai illusi in questo modo di risolvere il problema della disoccupazione, nè di eliminare lo sfruttamento.

Se gli operai vogliono cambiare la loro situazione devono seguire un’altra strada. Devono pensare seriamente a come organizzarsi contro lo sfruttamento all’interno delle fabbriche, tra operai. L’eliminazione dello sfruttamento non avviene nel parlamento, nè tantomeno con una legge.


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