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Un solo voto. Un NO

Operai,
astenersi al referendum sui licenziamenti, mentre i padroni e i loro leccapiedi andranno a votare e voteranno SI, è una scelta o da illusi o da opportunisti.

Attorno al voto del 21 maggio si scontrano le due classi nemiche della società: i padroni e gli operai. I padroni hanno pagato la signora Bonino perchè col referendum aprisse un’altra porta ai liberi licenziamenti individuali. Non dimenticheremo.

Ma non dimenticheremo nemmeno tutte le aperture del sindacato sulle flessibilità, i licenziamenti concordati, gli operai in affitto. La sinistra borghese è sempre in gara con la destra a chi fa più concessioni alla borghesia industriale. Da Agnelli al più piccolo industrialotto di provincia.

Se hanno potuto chiamare tutto l’elettorato a decidere se un operaio licenziato senza giusta causa debba essere reintegrato o no al suo posto di lavoro lo si deve solo al livello di sottomissione in cui gli operai sono posti oggi.

Da questo tentativo della Confindustria di rendere, con il referendum, ancora più libera e arbitraria la dittatura dei padroni sugli operai non ci difenderanno né il sindacato né la sinistra di governo che sistematicamente hanno collaborato con i padroni per schiacciarci.

Il fronte del NO di questi signori non ha proprio le carte in regola

Dobbiamo fare in proprio.

Fare in proprio per organizzare scioperi e manifestazioni contro il referendum. Non accettiamo la pace elettorale.

Fare in proprio per votare e far votare NO. Non seguiremo la scelta dell’astensione.

I padroni voteranno e faranno votare SI, gli interessi in gioco li spingeranno in massa alle urne. Gli appelli "cattivi" a boicottare il referendum, che poi si concretizzano nell’indicazione di non votare, puntano a far mancare il quorum, ma non al referendum sui licenziamenti, che ci riguarda direttamente, bensì a quello sul proporzionale. Nei piccoli orti della politica italiana questa è la speranza che si va facendo strada. Gli operai dovrebbero sperare nell’aiuto trasversale di qualche traditore del maggioritario che si asterrà facendo così mancare il quorum al referendum sui licenziamenti. Ma i borghesi nell’urna distingueranno bene fra maggioritario e licenziamenti liberi, noi operai invece dovremmo dividerci al nostro interno per questi giochi da cretinismo parlamentare e rischiare stando a casa il 21 maggio.

Accettiamo invece la sfida apertamente, anche se il terreno elettorale è minato.

Dobbiamo fare in proprio questa lotta perché lo schieramento sindacale e politico ufficiale che è per il NO è compromesso. Gli operai che hanno lottato e lottano contro i licenziamenti non possono essere confusi con questi. Gli operai hanno il pieno diritto di chiedere a tutti i lavoratori salariati di far sentire il loro peso numerico votando NO.

Un solo voto. Un NO all’abolizione dell’articolo 18. Il resto è solo contrasto fra i ricchi per gestire il potere dei padroni.

Associazione per la Liberazione degli Operai

Sesto S. Giovanni, 28/04/2000

Per contatti: Associazione per la Liberazione degli Operai – Via Falck, 44 20099 Sesto San Giovanni (MI)

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